Storia del babywearing. Dalla preistoria ad oggi – parte 1

Circa 6.5 milioni di anni fa nacque il ceppo di ominidi che rappresenta gorilla, scimpanzé, bonobo e… umani!
In principio, tutti gli ominidi erano quadrupedi e il loro procedere a quattro zampe permetteva ai bambini di
essere comodamente portati “a bordo” delle loro mamme.
L’Australopithecus afarensis, la prima specie a camminare eretta, apparve 4 milioni di anni fa.

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Da una parte vi era l’abilità di coprire velocemente distanze maggiori, dall’altra quella di trasportare i propri bambini ed il cibo necessario per gli spostamenti.
Lasciare un piccolo da solo era estremamente pericoloso, per non dire fatale e le madri che non usavano supporti erano più vulnerabili agli attacchi dei predatori.
Un punto d’unione tra istinto, esperienza e conoscenza: questo fu, in qualche modo, la nascita dei “supporti” per portare i bambini, forse tra i primi strumenti in assoluto a essere creati dagli esseri umani.
Una vera e propria “rivoluzione tecnologica” (Blaffer-Hrdy 2000) che 50mila anni fa permise alle madri di trasportare tanto il cibo quanto i propri bimbi, conducendo una nuova suddivisione dei compiti tra uomini e donne.
Sembra che le maggiori dimensioni del cervello umano furono rese possibili proprio dall’invenzione di supporti per portare i bambini (Timothy Taylor dell’Università di Bradford – LA scimmia artificiale).
L’invenzione di supporti per portare i bambini avrebbe allungato la gestazione e quindi allungato e migliorato le possibilità dei cuccioli d’uomo di arrivare alla maturazione di cranio e organismo.
Con l’avvento di agricoltura e stanzialità, i modi di portare i bambini cambiarono per aumentarne le possibilità di sopravvivenza.
In ogni paese o area del mondo ha trovato maggior diffusione uno specifico supporto, in grado più di altri di soddisfare bisogni specifici, come il clima caldo o freddo, i tipi di attività svolte dalla madri, posizioni del
portare culturali/tradizionali.

Immagini di bambini portati sono state scoperte tanto nell’arte egizia quanto in quella delle culture native
d’America.

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Tomba della XXV Dinastia (760-656 a.C.)

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Il clima ha ovviamente avuto un forte influenza sui tipi di supporti utilizzati, non solo quanto a materiali e, in caso di tessuto, spessore, ma anche per la posizione del bambino, e infine per la propensione stessa al
portare i bambini, con implicazioni che diremmo “socioculturali”.

In Messico, per esempio, è diffuso il rebozo, un quadrato di stoffa legato su una spalla, con il bambino solitamente sulla schiena. In Perù la manta, che si indossa su entrambe le spalle, con il bambino ben alto sulla schiena della madre; in Guatemala il parraje; in Europa le madri hanno fatto ricordo a fasce, panni e simili; in Alaska e Canada: amauti, una giacca molto pesante con una “tasca” sul retro; in Papua Nuova Guinea il bilum, una rete che appoggia sulla fronte, con il bambino sul dietro; in Indonesia il selendang, una lunga fascia decorata; le madri aborigene portano i loro bambini in supporti fatti di legno/corteccia; in Asia c’è una vasta varietà di supporti: Mei-tai /Hmong/Bei (Cina), Onbuhimo (Giappone), Podaegi (Corea); in Galles scialli caldi, chiamati siol fagu (scialli d’allattamento); in Etiopia si usa un panno con spallacci superiori, simile all’onbuhimo; in Africa il khanga, un panno corto o cortissimo legato al dorso, con il bimbo che siede basso sulla schiena; presso i maori un Pikau.

Khanga Africa

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Podaegi Corea

Bilum Nuova Guinea

Bilum Nuova Guinea

Mei Tai Cina

Mei Tai Cina

Il British Museum offre una vastità di reperti provenienti dalle varie aree del mondo e nella storia. E’ una raccolta di supporti davvero unica che vale la pena guardare se siete appassionati di babywearing.

Com’è possibile allora che il portare sia una memoria dimenticata?

Nella seconda parte di questo articolo racconteremo come si è diffuso il babywearing in Occidente dal Medio Evo ad oggi…
Nel frattempo seguiteci nell’album della nostra pagina facebook Babywearing Italia con la buonanotte di Babywearing Around the World!

copyright by Babywearing Italia® – riproduzione riservata

Tratto dalla tesi della consulente BwI Manuela Di Paola

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